![](http://www.arcibrescia.it/wp-content/uploads/2016/06/arci-logo-naz.jpg)
L’Italia si impegni per misure immediate
Dal 7 ottobre scorso, i morti palestinesi nella Striscia sono più di 2.500. Quasi 10.000 ormai i feriti. Si parla di più di 700 bambine e bambini, circa 450 donne e un migliaio di persone disperse sotto le macerie. Si contano 600.000 civili in viaggio dalle zone nord e centrali della Striscia di Gaza attraverso strade definite ‘sicure’ dalle forze militari israeliane, ma che invece sono state bombardate. Morti e feriti tra la popolazione si contano in questi giorni anche in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.
(Dati OCHA – United Nation Office Coordination Humanitarian Affairs)
![](http://www.arcibrescia.it/wp-content/uploads/2023/10/comunicato-3-palestina-01-1-1024x1024.png)
Stringere in una morsa una città già assediata da anni. Bombardare persone senza vie di fuga. Tagliare acqua, luce, gasolio, cibo.
Obbligare all’evacuazione una popolazione intera. Sapere che gli invalidi e i malati non possono evacuare, e non fare eccezioni. Costringere 600.000 persone ad ammassarsi in aree limitate in condizioni di vita impossibili.
Radere al suolo quartieri, e bombardare le strade usate per fuggire. Uccidere famiglie intere, bambini, anziani.
Chiedere agli ospedali di evacuare. Sapere che non ci sono ambulanze né apparecchiature salvavita per trasportare i malati – e non fare eccezioni. Bombardare, per obbligarli ad andarsene.
Uccidere medici e infermieri, giornalisti, personale Onu. Mancano persino i sacchi per i morti, a Gaza.
Si chiama rappresaglia, si chiama punizione collettiva.
E’ vietata dal diritto umanitario internazionale e di guerra. Non è giustificata da nulla, nemmeno da altri crimini subiti. Ed è vietata ancor di più allo stato occupante, che ha sempre l’obbligo di garantire vita e dignità alle popolazioni occupate. Sempre, senza eccezione alcuna.
L’orrore di questi giorni a Gaza è, per il diritto internazionale, crimine di guerra.
Il governo israeliano e il suo esercito devono essere fermati.
Per questo, oggi serve ottenere misure immediate:
- il cessate il fuoco su Gaza
- la rinuncia alla invasione di terra
- zone sicure nel sud, ma anche nel nord e nel centro di Gaza
- zone sicure per gli ospedali
- sicurezza per la popolazione civile
- apertura regolare del valico di Rafah e libertà di movimento
- approvvigionamenti regolari, certi e sufficienti alla vita dignitosa della popolazione
- libertà di azione per le Nazioni Unite e le ONG per il soccorso umanitario
Il governo italiano deve unirsi alle Nazioni Unite, a tanta parte della comunità internazionale, alle Organizzazioni Non Governative impegnate per fermare la strage a Gaza, liberare gli ostaggi, fermare la violenza nella regione, impedire l’allargamento del conflitto.
Sono le condizioni perché possa ripartire, dopo averlo fatto marcire e rinnegato per anni, un negoziato vero per la fine dell’occupazione, per la nascita di uno stato di Palestina indipendente che viva a fianco di Israele in pace, libertà e sicurezza reciproca.
Arci aderisce all’appello per chiedere misure immediate per la pace